C’è un autore italiano che da ragazzini si farebbe bene a leggere: Yambo. Non so quanto Yambo sia conosciuto, temo che le lunghe e meritate ombre di scrittori come Salgari ne abbiano un po’ offuscata la fama. Però è certo che se c’è un manuale che ogni onesto ed avventuroso globetrotter –soprattutto se cavalca due ruote- dovrebbe avere in tasca è proprio “Due anni in velocipede”. I due giovani protagonisti sono fiorentini e ciclisti: innamorati di due fanciulle di buona famiglia e dotate di padri burberi, devono trovar modo –essendo loro poverelli- di convincere i potenziali suoceri delle proprie qualità imprenditoriali. Perciò decidono di fare il giro del mondo in tandem, convinti che una tale impresa non potrà che ammorbidire il coriaceo cuore dei futuri suoceri. Ma hanno fatto i conti senza il terribile Lodovico Spalagrande, propugnatore della superiorità del triclico a gas acido-carbonico di sua invenzione su ogni altro mezzo. Codesto Lodovico, piccolo brutto e puzzone, farà di tutto per ostacolare la corsa dei nostri eroi (Roberto Accinelli e Guido Serpieri) attraverso Russia, Siberia, Alaska, America (dove l’infame Lodovico si allea con il cattivissimo indiano Barba diBecco per rovinare definitivamente l’avventura dei nostri). Poi bisogna attraversare l’Oceano, ma i due pedalatori trovano un sistema…. Un paio di altri libri di Yambo, sempre scritti con felice mano umoristica, sono “Fortunato per forza” (è la storia di un giovin signore che è destinato ad avere successo in qualsiasi cosa faccia o progetti: naturalmente si innamora di una signorina che disprezza la ricchezza e la fortuna, per cui deve continuamente fingere di essere un povero disgraziato….) e “La figlia del Corsaro Giallo”, che già dal colore fa capire che si tratta di una parodia del grande Salgari.
Il grande Salgari, che nella sua faticosissima vita ha prodotto dozzine di fantastici libri, ha in comune con Dickens –e chissà con quanti altri- il fatto che il suo editore, pubblicando i racconti a puntate settimanali, non tollerava ritardi e stava perennemente col fiato sul collo all’autore, spingendolo a scrivere senza sosta e pagandolo pochissimo. Salgari non andò mai a visitare i luoghi esotici che facevano da teatro alle imprese dei suoi meravigliosi protagonisti: Sandokan, la Tigre della Malesia, con i suoi alleati Yanez dall’ennesima sigaretta e Kammamuri, il fedele malese. O Minnehaha, la grande capa indiana pellerossa –altro filone salgariano, oltre all’epopea di Sandokan. E poi le storie corsare: Il Corsaro Nero e tanti altri. Salgari non ebbe né tempo né risorse per viaggiare, ma certo l’inesauribile immaginazione gli ha fatto meritare un seggio fra i grandi.
Yambo...chi era costui?
RispondiEliminain debito d'ossigeno, la mia lacunosissima ed autodidattica cultura letteraria arranca tentoni verso il computer e s'attacca all'erogatore wikipedia prima di soffocare!
ah, ecco: Enrico de' Conti Novelli da Bertinoro, in arte Yambo.
ora lo conosco. con una sessantina d'anni di ritardo...ma che sarà mai!
diceva quel tale "se pensate che l'istruzione sia costosa, provate l'ignoranza"...
certo che prima o poi me lo leggerò il "Fortunato per forza".
mi ricorda da vicino qualcuno che dissimulava la sua ricchezza per non inimicarsi la fortuna...fortuna volle che poi non fu più costretto a dissimulare nulla!
beh, del grande Salgari che dire?
hai già detto tutto tu, caro Clipeus, forte e chiaro!