sabato 7 giugno 2014

Ala Scura


Ala Scura


           Ala Scura è il più intraprendente e coraggioso dei cinque piccolissimi pulcini che da due o tre giorni abitano in una sezione privata del pollaio. Avevamo affidato una ventina delle nostre uova all’amica che detiene una incubatrice, ma si vede che il gallo non era poi tanto gagliardo, o che le galline non erano abbastanza sexy: fatto sta che cinque ne son nati, pio pio pio, ed adesso saltellano per il pollaio quando le galline sono in libera uscita, o se ne stanno nei loro appartamenti se c’è troppo affollamento. La loro casetta è un bel cubo di compensato di una settantina di centimetri di lato, con porticina (loro possono entrare ma le galline no perché sono troppo grosse) e lampadina pendula sempre accesa. La lampadina serve per tenerli caldi. Hanno una micro mangiatoia ed un abbeveratoio: chi sta meglio di loro?
         La faccenda dell’incubatrice è dovuta al fatto che le galline moderne non covano più, o sono rarissime quelle che lo fanno. Covare è un lavoro di grande impegno: la gallina quando va in cova assume un atteggiamento stonato e rallentato, e poi si siede sul mucchio di uova –appositamente preparato in posizione appartata- e non si muove più per ventun giorni. Non mangia, non beve e non fa vita sociale, anzi. È necessario ogni tanto –ogni tre o quattro giorni- sollevarla (attenti ai pizzichi, perché becca la mano che si avvicina al suo gruzzolo) e metterla davanti ad un po’ di cibo ed acqua. Mentre lei mangia qualcosina, ma poco poco perché sa di non non dover sporcare la cova, bisogna prendere le uova una alla volta, sperarle –ovvero guardarne l’interno in controluce con una pila per vedere se si sta sviluppando l’embrione- e rimetterle a posto cambiando le posizioni, quelle al centro vanno messe in periferia e viceversa. Serve ad distribuire ed omogeneizzare il calore che ricevono, per non fare figli e figliastri. Le uova che non mostrano segni di attività interna (si vede chiaramente una specie di stella dai lunghi filamenti) vanno eliminate, perché non possono che marcire ed eventualmente rovinare la covata. Il tutto va fatto velocemente e con aria indifferente, in modo che la gallina non si accorga della manovra: non le piace affatto che un estraneo maneggi le sue amate creaturine, sia pure in forma d’uovo. Dopo ventun giorni si sentono dei colpetti dall’interno delle uova, e dopo un po’ un magico pigolìo, segno che il primo pulcino è uscito. Via via che escono i pulcini bisogna liberare la cova dai gusci perché i piccini potrebbero farsi male. Sulle prime sono bagnati zuppi, ma in pochissimo tempo si trasformano in deliziose palline gialle pelosette di piume e desiderose di vedere il mondo facendo capolino da sotto la mamma, dove praticamente abitano. Escono per qualche secondo, girellano, sbecchettano e si riinfilano velocissimi sotto le morbide piume materne.
         Tutto ciò tuttavia, tranne che con le gallinelle mugellesi –quelle piccine e vivacissime- non avviene praticamente più. Le ovaiole fanno uova, ma si guardano bene dal covare. Non so se sia un’imposizione sindacale o una forma di specializzazione, fatto sta che se si vuole avere una covata in casa bisogna ricorrere alle gallinette mugellesi, che non hanno perso il know-how,  oppure alle tacchine. Le mugellesi sono molto piccole, e covano poche uova, mentre le tacchine ne possono covare anche quaranta, di uova di gallina.
         I nostri amati pulcinetti però sembrano cavarsela benissimo anche senza una gallina tutor. Non so se alla lunga mostreranno segni di disagio psicologico –la psicologia del pollo è ancora un mistero- ma per il momento galoppano per il pollaio apparentemente senza un pensiero al mondo. Benvenuti!
            Uno dei pulcini, quello che si fa notare di più è il Superpulcino Ala Scura, che pigola come un forsennato mentre annaffio le lattughe seminate nelle cassette pensili, quelle che mi risparmiano di dovermi piegare fino a terra per diserbare ed accudire l’orticello casalingo. Ala Scura nel corso delle sue ardite esplorazioni si è trovato solo soletto in mezzo al labirinto di zappe, pale e rastrelli che sta subito accanto al pollaio: il pulcino è talmente minuscolo che non si è nemmeno accorto della rete che in genere impedisce ai polli di uscire ed alle volpi di entrare nel pollaio. Adesso mi ha notato, e si è spaventato all’apparire di questo essere enorme e semovente che parla la sua lingua con un accento stranissimo (mi avvicino sempre dicendo “co co co….co co co…” con diverse inflessioni rassicuranti: serve ad ancorare il pollame ad un richiamo, perciò recito il mantra quando li nutro e quando gli sto attorno per altri motivi).  Ala Scura schizza di fra la selva di attrezzi e passa a tappo attraverso la rete senza alcuna esitazione, proprio come se non ci fosse. E’ strano vederlo passare come una freccia senza per nulla tener conto di quello che per chiunque altro sarebbe un ostacolo insormontabile: ma ormai è chiaro che Ala Scura è un tipo da prendere con le molle. A ben quattro giorni di vita, e con un look che tuttora ricorda molto l’uovo da cui è uscito, già affronta i fratellini ergendosi sulle zampine e protendendo il torace possente, come se dovesse combattere duramente. Gli si intravvedono le pennette delle ali, e fra qualche giorno non riuscirà più a passare fra le maglie della rete. Dunque, goditela finchè puoi, Ala Scura.
         Fino a ieri Ala Scura, che ormai si distingue appena dagli altri suoi colleghi, passava a razzo fra le maglie della rete godendosi una libertà che –come spesso accade nella vita- è durata troppo poco. Ma oggi si è accorto di essere ormai troppo grande, quasi dieci centimetri di selvaggio pulcino, per passare indenne attraverso l’ostacolo. Fra l’altro insiste nel mostrare i muscolii ergendosi sulle zampine e protendendo il petto orgoglioso verso il suo seguace più fedele, che lo imita facendogli da spalla. Insomma, fa il galletto. Si intrufola nella mangiatoia delle madri dove spilluzzica rimasugli di granturco e spezzature di grano, ed ogni tanto la sua impertinenza viene punita con un quasi affettuoso pizzico sulla testolina, ma lui non se la prende e saltellando si mette rapidamente in salvo. Tutto il gruppetto pulcinesco è diventato esperto degli immediati dintorni del pollaio di cui conosce anfratti e collinette e dove raspa e sbecchetta e gioca ad inseguirsi ed a fare lunghe scivolate in frenata. Le madri tendono ad ignorare la loro prole: forse l’istinto materno si sviluppa in seguito alla cova e se i pulcini nascono nell’incubatrice il riconoscimento “penne delle mie penne” non avviene. Sicchè tocca a noi richiamarli col magico “co co co”, così che non si sentano orfani pur in presenza delle mamme.
         Be’, qualche mese di vita felice ce l’hanno assicurata, i nostri pulcini. In seguito si vedrà quale destino toccherà a ciascuno: uno diventerà il gallo del pollaio, un paio di femmine diverranno ovaiole (già si può riconoscerne una, Nefertiti dagli occhi truccati) e gli altri onoreranno una bella tavola imbandita. Così è la vita, da queste parti.