lunedì 13 febbraio 2012

Libri: Twain, Jerome, Wodehouse ecc.

    L’amico Al, sia pure dalle profondità delle trune di neve sotto cui alberga da qualche tempo, ha trovato modo di ricordarmi un paio di autori che in effetti meritano un posto privilegiato nella hit-parade libresca, soprattutto nella sezione formativa: Jack London, Mark Twain e Jules Verne. Non sto a sciorinare titoli delle loro opere perché penso che siano già ben noti. Ma non bisogna dimenticare il buon Rudyard Kipling, fra l’altro premio Nobel, che fu uno dei grandi conoscitori dell’India coloniale. Lui era uno dei colonizzatori, of course, profondamente inglese e dotato di baffetti ed aria da colonnello di Sua Maestà: ma questo nulla tolse alla sua capacità di osservare, capire ed apprezzare quel mondo che per molti suoi conterranei era alieno, anzi alienissimo, e da cui si tenevano il più lontano possibile creando clubs, parties, gran partite di polo, tutto pur di rimanere appiccicati alle tradizioni inglesi ignorando quelle locali.
    I due tomi del Libro della Giungla sono una vera meraviglia oltre ad essere un classico transgenerazionale. Quanto a “Kim”, essendo stato uno dei libri la cui persuasività incantatrice fu fortemente strumentale a creare in me la pulsione che più tardi mi spinse a visitare quella parte d’Oriente, non posso che suggerirlo a tutti, grandi e ragazzi. C’è un suo racconto lungo, mi pare sia intitolato “L’uomo che volle farsi re”,  che è formidabile. Ed un altro, “Costruttori di ponti”, ed un altro ancora, “Cuor di donne”…. Insomma, davvero bravo.
Da giovane venivo nutrito anche con Mark Twain (Tom Sawyer, Huckleberry Finn ed altri) che faceva il paio con Jerome K. Jerome (Tre uomini in barca, Tre uomini a zonzo ecc.) e veniva implementato da J.P.Wodehouse, il creatore del maggiordomo Jeeves e di decine di storie che hanno come protagonista il giovane ricco e smidollato Berto Wooster. Grandissime risate.
Questi autori andrebbero suggeriti a giovani e non. Due drammatici (London e Kipling) e due umoristici (Twain e Jerome); Jules Verne è ottimo, anche se a me pare leggermente meno importante. Anche lui fa qualche incursione umoristica –anche se non mi pare sia il suo forte- del tipo “Si grattava il cranio di guttaperca con l’uncino di ferro” (credo da “Dalla terra alla luna), ma solo raramente.
Come si vede sto saltando da una sponda all’altra dell’oceano e rimbalzando fra Inghilterra ed America rimanendo abbastanza in superficie. Si capisce che alcuni dei classici americani vanno letti anche perché, oltre ad essere emblematici e descrittivi di aree di una società a noi quasi sconosciuta, sono pure dei capolavori. Ma, siccome si entra inevitabilmente nel vasto mare dela ‘lost generation’ che si trasfonde nella ‘beat generation’, occorre dare all’argomento un po’ di spazio a se stante. Perciò arrivederci al seguito, e buona lettura.

1 commento:

  1. elementare, Scudo!
    Kipling il Grandissimo ed il nostro grande Salgari e poco dopo Steinbeck, il gigante tormentato(e saccheggiato in punta di penna, nello stile e metrica letteraria, dal sopravvalutato Garcia Marquez!)...perché quando cominci ad amare la lettura la strada è in discesa!

    quando iniziai a leggere L'Isola Misteriosa avevo dieci anni e presi un gran spavento un giorno che mi tovai dopo un'oretta tutto solo all'uscita di scuola, perché si erano dimenticati di venirmi a prendere.
    alla mia stessa età Jules, bambino di undici anni, fuggì di casa per imbarcarsi su un veliero diretto in India...
    detto tutto!
    così, quando zia Rina me lo regalò, iniziai la lettura e praticamente non uscii più di stanza se non a romanzo finito.(quel giorno mio padre comprese di malavoglia che non sarei mai diventato ingegnere meccanico!)
    ché per me, non fu romanzo ma iniziazione magica ed un disvelarsi sapienzale al mistero della vita.
    fu il primo libro che mi fulminò e mi lasciò lì tramortito per l'emozione.

    bene. solo per pudore senile non ho messo il papà di Mowgli nella triade, dove sarebbe stato perfettamente a suo agio come primus inter pares.
    il fatto è che mentre per Tom Sawyer e Zanna Bianca od appunto l'Isola Misteriosa potevo fingermi commosso compartecipe agli eventi, con Mowgli sapevo di leggere "solo" una bellissima favola(mentre, ammetto, i panni di Kim calzano giustamente meglio a te!)

    a proposito, proprio a Lahore rischiai la pellaccia, quel pomeriggio d'agosto del 2000, quando un tepistello locale centrò perfettamente il casco con un bel sassone bianco(lo ricordo ancora), mentre passavo in moto diretto alla Karakorum Highway e da lì in Cina.
    (e pensare che la mattina portavo in testa solo lo shesh, per ripararmi dalla polvere e dal caldo!)

    p.s.
    per la cronaca dalla truna: oggi slende il sole come sulle Tofane!

    RispondiElimina