Non piccolo posto occupano a mio avviso, nella grande panoramica della letteratura, gli scrittori di gialli. Per me, fra gli antichi uno dei più bravi è Rex Stout, il creatore di Nero Wolf.
Stout era uno di quei personaggi versatili ed intelligenti che riescono a cambiare attività e circostanze con disinvoltura e con successo, qualunque cosa facciano. Pare che Stout, che era un economista, da giovanissimo inventò –o forse perfezionò- il “libretto di risparmio” per studenti delle inferiori: non so bene come, ma questa operazione gli fruttò una considerevole ricchezza e, immagino, una certa notorietà. Fu chiamato alla Casa Bianca dove operò come consulente economico dell’allora presidente, il che gli deve aver procurato qualche ulteriore prebenda. Infine, stanco ma soddisfatto, si dedicò alla scrittura e sfornò il grande investigatore Nero Wolf. Fama e spiccioli non poterono che esserne la conseguenza.
Un altro autore che mi piace molto, uno di quelli che inseguo per scoprirne le opere nuove è Ian Rankin. Scozzese, il contesto in cui si svolgono le sue trame è Edinburgo, città che per chi non la conosce possiede un’atmosfera particolarissima lievemente gotica di cui Rankin riesce assai bene a permeare le sue vicende. Fondamentalmente penso si possa dire che si tratta di “noir”, come genere; Rankin tuttavia è un letterato vero ed un bravissimo scrittore, perciò il fatto di produrre “gialli” non è sufficiente a collocarne le opere al piano di sotto, dove brulicano i vari autori da intrattenimento.
Infine, e non perché la lista sia finita ma solo perché al momento non ne ricordo altri, ecco la squisita Fred Vargas. Francese, archeozoologa e medievalista, è bravissima. Forse le sue trame sono un pelino troppo complicate, ed infatti a volte gli intrecci sembrano un po’ tirati per i capelli: ma siccome scrive bene ed ha un sacco di fantasia oltre ad essere una ottima creatrice di personaggi e di atmosfere lievemente surreali, tutto si perdona.
Ah, mi sfuggiva il più grande di tutti: Sir Arthur Conan Doyle. Ma chi non lo conosce? Chi è vissuto in lande così desolate da non aver mai sentito la classica frase: “Elementary, Watson!”? Chi ignora il berretto a due frontini e la pipa e la lente d’ingrandimento? Be’, son contento che mi sia tornato alla memoria, quel formidabile narratore di nebbie e misteri londinesi che seppe creare l’immortale Sherlock Holmes.
...e George Simenon, dove lo mettiamo?
RispondiEliminacerto al piano di sopra!
asciutto, stringato, inquieto. prolifico come pochi.
me lo fece conoscere il cugino Piero. in lingua originale.
il cuginetto sosteneva che bisognasse apprendere il francese ed il tedesco a scuola, in quanto l'inglese lo si sarebbe appreso con più facilità e piacere, traducendo le canzoni dei Beatles o gli articoli di Nature.
da non crederci: fino alla terza media ho studiato privatamente il tedesco, col solo risultato d'imparare quattro stupidaggini funzionali all'imbrocco delle tedesche a Riccione...!
(ma a differenza di Piero, per imparare l'inglese a me non è bastata Yesterday...figuriamoci poi, gli articoli scientifici di Nature!)
n.b.
a proposito dell'essere "incavigliati ad una descrizione del mondo" preconfezionata(vedi tuo post Velikowky e Fuller), non voglio sottrarmi ad ipotesi ucroniche, anzi, rilancio!
un sito interessante a tal proposito è quello di yurileveratto.com
quando parla degli Olmechi, per esempio, ma non solo!