venerdì 16 novembre 2012

Olive


Olive, olive, ma perché crescete sulle punte più alte?
        Scala appoggiata nel nulla, basta piazzare bene i suoi piedini a terra e per il resto affidarsi all’angelo del fogliame. Quest’anno non ho potato, ho detto ‘lasciamo che facciano un po’ di chioma, e risparmiamo pure lavoro’ ed infatti rami e rametti, succhioni e cacciatelle sovrabbondano: ma proprio questo sovrabbondare fornisce una nuvola indecifrabile, lassù, cui si può appoggiare la scala e sperare che tenga. Certo, ogni tanto un lato cede e tutto l’appoggio ruota creando panico e cardiopalma, ma in genere tutto si riassesta su qualche ciuffo di foglioline e rametti lì vicino. Esperienza sufficiente tuttavia a farmi decidere di potare molto basso, a marzo. Non mi piace star lassù in pizzo ad un olivo cercando di allungare le braccia verso un ramo lontano e controbilanciando col sedere all’indietro, mentre la scala tituba e tentenna assecondando quelle pappemolle di rametti cedevoli ed indecisi. Così mi sono costruito un manico lungo con gancio in fondo, e con quello attiro verso di me i rami più flessibili e faccio rapide raccolte con una mano sola perché l’altra tiene tirato il ramo. Si capisce che occorre bilanciare i pesi e le forze di trazione assumendo pose plastiche ed adeguate, perché la scala è sempre pronta ad approfittare di ogni occasione per girare all’improvviso. Lavoro solo con la cestella, niente reti o teli perché i nostri non sono olivi così grandi da richiederne l’uso, peraltro noioso e fastidioso con tutti quei rametti e rovettini che si impigliano dappertutto nella rete, spesso strappandone dei buchetti dove subito corrono ad infilarsi le olive quasi volessero fuggire dal loro destino.
         Be’, ho raccolto fino agli ultimi olivi, quelli vecchi sperduti piantati da un paio di generazioni e poi gelati nell’ottantacinque e bruciati nell’incendio dell’ottantotto, che quest’anno abbiamo in parte recuperato bonificando una zona ai piedi del podere. Oltre al manico con gancio mi segue anche il segaccio col manico ad ombrello: è lui che mi avvicina i rami più restìi alla piegatura e quelli che stanno davvero troppo in alto e vanno fortemente ridimensionati. Di solito, se si fa un buon lavoro, con un taglio si riesce quasi a dare la nuova forma alla pianta. Adesso non è proprio stagione di potature visto che l’inverno è alle porte e forti gelate potrebbero impedire la cicatrizzazione delle ferite: ma pochi tagli si possono fare, soprattutto se i rami sono alti e pieni di olive.
          E con questa si conclude l’epoca delle raccolte, mentre il fuoco nella grande caldaia rimane ormai sempre acceso ed il mondo si tinge di giallo e di rosso.