Pensavo, ignaro, che le stringhe fossero quei furbi laccetti che ci permettono di assicurare le scarpe ai nostri amati piedi: ma è così solo in parte, anzi, in piccolissima parte.
A quanto pare, l’antico atomo che per secoli tutti han pensato essere la più piccola componente della materia (furono i Greci a coniare la parola ‘atomo’, che significa letteralmente “non tagliabile” cioè non ulteriormente suddivisibile) in realtà non lo è affatto. Non solo si è rivelato, ad attenta osservazione, composto da neutroni, protoni, elettroni ed altri ingredienti, ma anche questi ultimi appaiono composti da microscopici elementi come quark e molti altri di cui ho dimenticato gli esotici nomi. L’atomo dunque deve cambiar nome, se vuol esser fedele alla propria realtà, e cedere ad altre particelle il privilegio d’essere il mattoncino fondamentale della struttura dell’universo.
Queste ultime trovate, così piccole che, se ingrandissimo un atomo fino alle dimensioni dell’universo avrebbero le miserrime dimensioni di una casetta, contengono –si suppone, o forse ormai è dimostrato (non mi aggiornano sui progressi fatti nelle segrete dei protosincrotoni)- ciascuna una stringa. Codesta stringa, nel suo essere infinitesimale, non sta mai ferma. La sua essenza sembra essere quella di vibrare continuamente, e la sua energia è proporzionale alla sua velocità di vibrazione.
Dunque, ad oggi, la materia risulta essere costituita da un numero pressochè infinito di piccolissime stringhe vibranti. Potrebbe anche non importarcene nulla, se non fosse che spendiamo molti miliardi nella ricerca di qualcosa che non si vede, non si sente e pur vibrando forsennatamente non ci fa nemmeno il solletico.
Questa faccenda delle stringhe, dette anche superstringhe, è però importante per i fisici ricercatori perché, mentre finora ci si basava totalmente sulla bibbia di Einstein in cui –perdonate la superficialità- la materia era costituita da particelle, piccole fin che si vuole ma dotate di massa e dunque obbedienti alla gravità, adesso bisogna introdurre il concetto di frequenza –vibrazione- che in apparenza snobba la gravità indisponendo moltissimo il grande capelluto Einstein.
Ma per fortuna ci sono schiere di ricercatori che, a cominciare dal vecchio Plank, quello dei quanta, e passando per Heisenberg, quello del principio di indeterminazione (uncertainty), si son dati da fare per trovare una teoria che metta d’accordo tutti: ma non è affatto facile.
Per noi laici cui la lettura di libri sull’argomento annoda le poche stringhe a disposizione, rimane solo da aspettare pazienti e speranzosi.
Forse dovremmo occuparci di cose davvero importanti, come ad esempio il fatto che alle prossime olimpiadi sarà introdotto il frisbee.
In fondo, quest’universo, chi lo ha mai visto?