Ombre danzanti accarezzavano
le pieghe segrete e gli invisibili angoli delle dimore sull’albero, e la Luna splendeva
fra le foglie che imbrunivano, ricamando la magica coltre della Piccola Grande
Quercia. Il soffice movimento ondeggiante del rametto più sottile del Ramo
Lungo era gentilmente incoraggiato dalla brezza lunare, e le ultimissime foglie
danzanti riuscivano quasi a toccare quelle di un ramo della Quercia Sorella che
abitava lì accanto.
Little
Grillo e la sua nuova amica Grillina stavano suonando all’unisono, seguendo il
ritmo del ramo ondeggiante, ed erano così felici di stare insieme che nemmeno
il buio vuoto che si apriva proprio sotto di loro riusciva a spaventarli –come
ci si sarebbe potuto aspettare. La loro musica benefica e guaritoria riempiva
lo spazio intorno, e loro suonavano e suonavano mentre aspettavano che la
brezza cessasse un momento per fare il grande salto verso l’altra Quercia.
Il ramo all’improvviso affondò, e la Grande Civetta che era
appena atterrata si avvolse nelle ali vellutate e salutò i due violinisti col
suo “Hoot!” amichevole:
-“Sono contenta di vederti,
Due Occhi di Civetta,. Sono felice di vedere che hai una bellissima amica con
te…Hmmm…potrei sapere come si chiama?”-
-“Oh, Grande Civetta, meno
male che sei venuta!… Lei è Grillina, la mia compagna… Stiamo cercando di
saltare dall’altra parte per raggiungere quel ramo laggiù…”-
-“Ho hoo – disse Civetta -
vedo, vedo…Be’, certo sembra un salto pericoloso! Hmm.. – si accigliò –
ma…Perché volete abbandonare questo ramo? Non siete felici qui?”-
-“Sì, sì, siamo felici. Ma si
tratta di Grillone, il mio fratello maggiore: vuole che gli paghi l’affitto per
poter stare sul ramo, ad io non possiedo nulla…Che cosa posso dargli?… Devo
andarmene per forza.”-
-“Oh, ho, capisco –disse
Civetta- Sì, è difficile per la Gente della Foresta, quando qualcuno di noi si
dimentica la Promessa dell’Armonia e diventa tirannico e prepotente…Be’, miei
piccoli amici, di sicuro mi mancherete, voi e la vostra canzone. E, per
piacere, permettetemi di aiutarvi ad attraversare. Potete arrampicarvi sulla
mia schiena ed io vi porterò dall’altra parte, o anche più lontano se volete.”-
La cortese Civetta era veramente molto gentile: occorre considerare
che le Civette odiano la sensazione di avere qualcosa di estraneo in mezzo alle
piume e penne; ma un amico è un amico, e fra la gente della foresta è costume
accettare un po’ di fastidio personale per aiutare un amico, e persino una
semplice conoscenza che sia nei guai.
Così i due grilli vennero
trasportati sul ramo della Quercia lì accanto –non volevano andare più lontano
di così- ed appena si sentirono al sicuro cominciarono a suonare la loro
melodia, per pura gioia e gratitudine. La Grande Civetta sorrise apprezzando la
allegra canzone, a poi silenziosamente volò via nella notte.
Il Sole percorreva il cielo in pieno splendore, e la Piccola
Grande Quercia era viva e vibrante delle voci e dei suoni della sua multiforme
famiglia: Api, Uccelli, Calabroni, Grilli e Cicale cantavano e cinguettavano e
ronzavano come una vivace e complicata orchestra. Solo le urla rabbiose di
Grillone all’opera nel suo giorno di riscossione turbavano la serenità del
giorno. Tenendo le Coccinelle a briglia
corta in modo che non potessero arrivare a leccare con le linguette la rugiada
dalle foglioline, Grillone stava tormentando un Bombo rotondetto e impolverato
di polline che si era fermato un momento sul Ramo Lungo, nel corso di un volo
di ricognizione. Il Bombo sembrava a suo agio e per nulla scosso dalla
sfuriata, e questo faceva diventare Grillone –che non poteva sopportare di non
esser preso sul serio- sempre più rabbioso e sguaiato. In effetti, era talmente
preso che quasi non si accorse che la Grande Civetta, perfettamente puntuale
all’appuntamento, era apparsa fra le lucide foglie verdeggianti.
-“Ah, ha! Sei arrivata
finalmente! Mai puntuale, eh?- urlò Grillone alla Civetta, scordandosi del
Bombo. –Tu, pigra d’una Civetta, speravi che me ne dimenticassi, eh? Ma io non
dimentico, e non perdono! E’ ora di pranzo: cosa intendi fare per me?”-
I grandi occhi della Civetta erano come lune gemelle. immense
e dorate e Grillone le vedeva avvicinarsi sempre di più, venire sempre più
vicino…Così vicino che a malapena sentì la voce vicinissima della Civetta che
diceva:
-“Sì, è proprio ora di
pranzo.”-