domenica 28 aprile 2013

Il Cerchio della Legge 3

Il Cerchio della Legge 3



         Al rinnovato ricordo dell’antico dolore gli occhi di Swan sembrano inumidirsi, perché così siamo fatti, ed a volte possiamo rintracciare l’emozione legata ad un evento da tempo scomparso, per riviverla e rinnovarla. E la perdita di tante persone di Medicina che con la loro morte permisero il transito della conoscenza attraverso ed oltre le tribù ostili fino a trovare territori amichevoli, viene ricordata ad ogni Danza del Sole. Certamente, ad ogni Danza cui ho partecipato io.
         E’ strano osservare quell’accenno di commozione increspare lievemente gli esotici tratti del bel viso di Swan: di solito la sua algida bellezza incastona uno sguardo più tagliente che carezzevole, e l’emozione che traspare più evidente è una gelida rabbia che lei usa per rinforzare le confrontazioni di cui è maestra. In effetti, nella nebbia della mia stanchezza profonda aleggia il dubbio che quella manifestazione di pietà antica sia elicitata ad arte, dubbio subito messo a tacere dall’ortodosso pensiero: ”Sono qui per imparare, non per criticare. Sono un Danzatore, non un esegeta”.
         Swan allontana i capelli che una leggera brezza ha scomposto, e continua:
         “Le quattro Frecce della Legge venivano portate nel cerchio, e spezzate. Questo gesto simboleggiava la necessità che ogni legge della tribù fosse periodicamente ridiscussa ed eventualmente rinnovata. Nessuna legge poteva rimanere valida oltre il periodo stabilito di quattro anni senza essere riesaminata. Le circostanze cambiano, le persone mutano idee ed interessi, le leggi col tempo cessano di rappresentare le vere necessità della tribù e diventano ostacoli ad un equilibrato governo. Nulla nella grande Danza della Vita rimane inalterato, figuriamoci le leggi umane.”
         L’argomento è affascinante, e Swan ha una presenza carismatica di grande potere, sotto le grandi madronas che abbracciano la radura ed a loro volta ascoltano rapite. Swan ha il buon gusto di non attingere dalla bottiglia d’acqua che tiene appesa al fianco, in una fondina da revolver. Ciò non ostante il mio sguardo ogni tanto vi si fissa, sulla bottiglia, distraendomi dal sacro discorso, ed io avverto crampi di desiderio provenire dalle mie cellule che da due giorni non ricevono acqua. Guardo la cima dei cottonwoods e delle madronas che si stagliano contro un cielo di zaffiro intenso e privo di nuvole, cerco di connettermi con gli alberi per sentirne l’effusione umida, per assorbirne l’aura tremante.
“Dancers!”  Swan ci richiama spesso perché sa che la concentrazione tende a svanire quando si è molto stanchi, e sa anche che quando si è alterati come succede nelle cerimonie viene naturale ‘entrare nel sogno’, cioè in quello stato di veglia sovrattempo che a volte è foriera di piccole e grandi illuminazioni, ma altre volte offre spazio per distrazioni fantastiche che al momento sarebbero inutili.
Siamo seduti sui nostri tappetini e tentiamo di esercitare la seconda attenzione, quella che permette di essere presenti all’insegnamento pur riposando profondamente.

lunedì 22 aprile 2013

Il Cerchio della Legge. 2

Il Cerchio della Legge. 2


         “Il Cerchio della Legge è stato disegnato e sviluppato  dalle tribù Iroquois, e rappresenta la prima forma di democrazia conosciuta. Nel Cerchio della Legge si distinguono otto posizioni, ed in ogni posizione siedono due Capi, una Capa Donna ed un Capo Uomo. Nel mondo dei nativi americani,  era impensabile che a qualsiasi discussione di qualche importanza non partecipasse un numero equilibrato di donne ed uomini. Sapevano che decisioni equilibrate non possono esser prese che da Consigli equilibrati. E siccome il Cerchio della Legge era il Consiglio dove venivano discusse le Leggi, e visto che le Leggi avrebbero influenzato la vita di tutta la tribù, era fondamentale che il consiglio fosse equilibrato. Il consiglio si riuniva ogni quattro anni –a tutt’oggi negli Stati Uniti l’incarico presidenziale viene rinnovato ogni quattro anni- e vi venivano presentate le quattro frecce della Legge, portate attraverso una porta come quella che abbiamo costruito per la Danza.”  Swan si volta verso il portale che simbolicamente chiude l’area dove si danza e si inchina leggermente: è una Porta della Vittoria, un grande Pi greco di grossi pali decorati di foglie e fasci di cat-tails, le piante acquatiche che durante il secondo giorno vengono portate a grandi mazzi nel campo in modo che i Danzatori possano ricordarsi del valore dell’acqua, ed assorbire un po’ dell’umidità che generosamente i cat-tails effondono. Quel portale è l’unica apertura da cui è consentito passare durante i quattro giorni e le quattro notti della Danza.
         “L’ingresso delle quattro Frecce della Legge, bianca, nera, rossa e gialla, colori specchio dei poteri delle quattro direzioni, era salutato dai giovani guerrieri, nel nostro caso giovani impegnati nella grande battaglia per lo Spirito, per la Sé ed il Sé.
         “La battaglia per lo Spirito non ha fine, e nel suo svolgersi conosce vittorie e sconfitte, ed molti sono i caduti. Furono le popolazioni Maya in fuga dalle invasioni europee del Messico ed adiacenze che molto tempo fa portarono le Sacre Frecce della Legge, e con esse la conoscenza delle Ruote di Medicina a Nord, attraverso le immense pianure nord americane: chi le portava erano le avanguardie, persone di Medicina che avanzavano in territori ostili, senza armi perché era essenziale che fosse chiaro il loro intento pacifico, ed ogni persona di Medicina era seguita da una sola guerriera, o guerriero,  le cui armi servivano esclusivamente alla caccia. Avanzavano nonostante le perdite, pur sapendo che l’avanzare della civiltà e della libertà è sempre osteggiato dai primitivi che fondano le loro vite e le loro società sull’asservimento dei più deboli, sulla guerra e sulla schiavitù.
        
         “Eppure, sia pure attraverso il sacrificio di tante persone di Medicina, la filosofia spirituale delle Ruote di Medicina si fece strada nei cuori e nelle menti delle tribù semiselvagge del Nord, fino ad incontrare altre genti che avevano sviluppato una civiltà basata sull’equilibrio dello Spirito e della Materia, di cui avevano individuato la natura comune. Ma affinchè questo matrimonio potesse avvenire e le Ruote di Medicina trovassero una nuova fertile sede, dovettero cadere molti scudi di salice dai simboli colorati, portati alti in segno di pace. Fu da questo magico incontro nacque il Cerchio della Legge”

sabato 20 aprile 2013

ll Cerchio della Legge

Il Cerchio della Legge, 1



         Eravamo esausti, ben più di quanto fossimo mai stati prima nel corso delle nostre vite. Io ero uscito dal cerchio della Danza in uno stato di trance, guidato dal desiderio dell’ombra e dal miraggio di quei tenui aliti d’aria che ogni tanto percorrono i sentieri fra gli alberi, anche nelle estati più torride. Raggiunta la zona d’ombra ero precipitato al suolo cominciando a riposare già durante il breve viaggio da eretto a prono. Le braccia abbandonate, la guancia posata su foglie e rametti, ghiande e sassolini. Oblìo, respiro, zanzare, oblìo. Ma non ore di oblìo, bensì pochi minuti, forse un quarto d’ora. Poi ecco avvicinarsi l’antipatico rumore del quad di Swan, che segnalava la fine del dolce riposo: ci volevano ancora uno o due minuti prima che il rumore ci raggiungesse, facesse il giro della radura e si fermasse un po’ più in là, dando a Swan il tempo di aggiustarsi la casacca dorata ed il cappello e di prendere la cartellina con i fogli della storia del giorno. I quegli ultimi istanti occorreva raccogliere le forze, disperdere le nubi e sedersi a gambe incrociate sul posto, assumendo un’aria attenta ed interessata, come se del dolce letto di foglie non ci importasse più niente, adesso che erano arrivati gli insegnamenti. Ed in effetti l’insegnamento di oggi sarebbe stato uno dei più importanti, uno dei più antichi e sofisticati.
        
         “Good afternoon, Dancers!”  Swan non era molto alta, ma il suo portamento, la cura del trucco, la sua bellezza elfica e la sicurezza con cui muoveva ogni passo e pronunciava ogni parola ne facevano una figura di rilievo. Anche il ruolo che ricopriva nella piccola tribù le conferiva un’aura che potere che richiedeva rispetto ed attenzione. Dopo il capo supremo Swan era il primo ufficiale, insieme a Falcon, ed entrambi, come da tradizione nativa americana, erano in posizione di potere assoluto.
         “Dancers!” Il suo sguardo era rivolto verso di noi, ma non si fermava su nessun viso e non si focalizzava su alcun dettaglio. Compito di Swan in quella circostanza era di sentire l’energia, di percepire quale sarebbe stato l’approccio che meglio avrebbe permesso alle complesse informazioni che stava per darci di farsi strada nelle menti del gruppetto di dieci danzatori e danzatrici seduti all’ombra delle madronas, alterati da due giorni di digiuno da cibo e acqua, sempre danzando sotto il rovente sole della California del Nord.
          Eravamo al tramonto del secondo giorno di Danza del Sole, e quanto ad alterazione non potevamo certo lamentarci. Domani sarebbe stato il terzo giorno, il più micidiale dal punto di vista fisico, ma molto speciale dal punto di vista psichico. Poi, il quarto giorno, sarebbe stata portata l’Acqua. E poi la Danza sarebbe stata conclusa, ed infine celebrata con una grande festa. Ma nel frattempo eravamo sotto le madrone, preda di poco rispettose zanzare e tenuti svegli dallo sguardo di Swan e dall’imminente lezione.
         “Dancers! Sveglia!” Lievi movimenti circospetti, qualche aggiustamento di assetto da parte nostra. “E’ tradizione antica che la sera del secondo giorno della Danza del Sole e della Terra venga condivisa con i Seekers una delle più importanti e sofisticate Ruote di Medicina: il Cerchio della Legge”.  Se fossimo stati meno stanchi forse avremmo reagito con maggiore entusiasmo, ma i nostri corpi pur sollecitati dall’esca appetitosa non ne volevano sapere di manifestare alcuna eccitazione visibile. Sapevamo che il Cerchio della Legge era, ed è, una delle Ruote più ambite e potenti, uno strumento fondamentale per il lavoro personale ed una mappa molto sicura per chi esplora la psiche. Ma mentre le nostre menti si schiudevano al richiamo di Swan, richiamo che prometteva acqua di conoscenza per la nostra sete di informazioni, i corpi giacevano ottusi dalla stanchezza e dalla sete, e noi potevamo assistere al verificarsi di una dicotomia corpo-mente che avrebbe permesso, speravamo, il transito di concetti antichissimi e nuovissimi.