Breve riassunto delle attività di questi giorni,
indispensabili e propedeutiche ad un inverno che potrebbe anche esser freddo e
lungo, chissà: vedremo, ma intanto è saggio esser ben preparati.
Alla trentina
di quintali di legna già accatastati dall’anno scorso ne abbiamo aggiunti una
sessantina provenienti dai tagli nel boschetto sotto casa. Per dare un’idea del
volume occupato da sessanta quintali, sappiate che si tratta di una catasta
alta un metro, profonda un metro e lunga dai dodici ai quattordici metri, a
seconda del peso specifico della legna. L’operazione
di taglio ha riordinato il bosco, evidenziato sentieri e sentierini ed onorato
alcune delle grandi querce (la formidabile Quercia delle Bambine, per esempio)
facendo loro spazio e lasciando in piedi le essenze che d’autunno creano quelle
bellissime macchie di colore: rossi ciliegi e aceri gialli ed ornielli color
amaranto. La legna, portata a casa dal bosco con svariati viaggi di
motocoltivatore e della versatile Ruspola (la carriola cingolata cui occorrerà
fare un monumento per la sua dedizione) ha dovuto poi esser tagliata a misura
di stufa (ci vuole un trattore con sega a nastro ed una mattinata di due
persone) ed accatastata sotto la tettoia. Facile a dirsi ma lungo e laborioso
da farsi. Un’altra cinquantina di quintali ce li porterà un vicino uno di
questi giorni, per sicurezza: è bello poter metter sul fuoco o nella caldaia
tutta la legna che serve a riscaldare la casa senza dover temere di non averne
abbastanza.
Riposatici per
cinque minuti, eccoci a vendemmiare. Le previsioni minacciavano tempo pessimo
per i prossimi giorni, così abbiamo anticipato un po’, il che significa che il
vino sarà un po’ più leggero del solito. Perciò anche quest’anno farò la
“governa” –ovvero l’aggiunta all’atto del travaso del vino, a Natale, dei
grappoli che ho accuratamente scelto ed appeso ad asciugare. La seconda
fermentazione così indotta aggiunge gradazione e spessore al vino. Naturalmente
è pratico farlo solo con quantità relativamente piccole. La vendemmia ha
prodotto meno dell’anno scorso, i chicchi erano più piccoli per la siccità e
qualche pianta è stata aggredita dagli uccelli prima che intervenissi con i
potenti mezzi di dissuasione: tre spaventapasseri di cui uno sta arrampicato
sulla scala con un bel vaso da fiori come cappellino, un altro fa capolino da
dietro un albero di pesche, pronto a saltare addosso agli intrusi, ed un terzo,
con una gamba piegata e quattro occhi disegnati nelle varie direzioni,
ammonisce severo da lontano. Ho appeso innumerevoli pendagli di varie fogge,
dai CD riflettenti alle girandole a vento, borse di plastica svolazzanti e,
capolavoro sublime, un paio di immensi occhioni azzurri con lunghe ciglia (nel
pitturarli mi son lasciato un po’ andare, confesso) che osserva e sorveglia tutta la vigna
dall’alto. Nessun uccello si è più avventurato in quel pericolosissimo campo
così mal frequentato, e finalmente i polli –che son diventati ventuno- possono
scorrazzare dove gli pare, visto che l’uva è stata raccolta.
Rimane la
raccolta delle mandorle e delle noci, qualche melo esotico ed un pesco
stracarico.
Oddio, quasi
quasi dimenticavo che devo avviare la lavatrice! Ci vediamo!