martedì 12 marzo 2013

Happy Brunette e le Formelle Sumere




         Avete presente come in chimica due elementi si combinino a formarne un terzo? Nella fertile mente di Happy Brunette succedeva la stessa cosa, e di questi invisibili eventi egli era il catalizzatore, il trattino d’unione: quando poi s’accorgeva che qualcosa di interessante stava per vedere la luce, era molto veloce nell’investire in tutto ciò che sarebbe stato necessario a dar corpo all’idea. Aveva nei suoi scrigni alcune splendide pietre rotonde incise sulla corona esterna, le roulettatrici di cui dicevo qualche giorno fa, originali e rarissime. Aveva anche numerosi sacchetti di radici di pietre dure, una nutrita rappresentanza di tutti i colori possibili, o quasi. 
        Decise allora di comperare un fornetto da ceramica, uno di quelli con incorporato un piccolo computer per regolare con precisione le temperature. Pestando in un mortaio le radici di rubino, o di lapislazzulo, o di qualsiasi altra delle pietre che aveva, otteneva una polvere fine che poi mescolava con un pochino d’acqua; messa nel forno a cuocere questa poltiglia solidificava in quella che si chiama “fritta”. La fritta veniva ripestata nel mortaio fino a diventare un polvere finissima, che raccolta in vasetti rappresentava una delle cose più difficili da trovare: colori da ceramica di vero smeraldo, zaffiro, topazio, turchese. Non esiste negozio di belle arti che abbia in magazzino del colore da ceramica di radice di rubino o di qualsiasi altra pietra dura. 
         Me lo posso immaginare Happy Brunette, barba e copricapo sufi ed un 'bidi' acceso a consumarsi nella conchiglia lì accanto, seduto al suo deschetto alchemico che prepara formelle con scene dimenticate da secoli, imprimendo i bassorilievi con i rulli di giada nell’argilla proprio come facevano i nostri ignoti antenati tre o quattrocento anni b.c. Stessa barba, direi, stesso cappello, stessa sciarpa kashmir, di quelle tessute dai peli del collo dei capretti neonati: una coperta matrimoniale di quel tessuto deve poter passare attraverso un anello nuziale, ed è introvabile dalle nostre parti. Già lì costa due, tremila dollari. Happy con un paio di boccate incenerisce il bidi -che è un piccolo cono di foglie contenenti un po' di tabacco- e poi col pennellino raccoglie la mistura di polvere e acqua, decora i particolari minuti e preziosi…. Dopo la cottura nel fornetto, ecco una formella identica alle decorazioni di templi e case scomparse da duemila anni, i cieli sono blu lapislazzulo e turchese, ombre verdi di malachite, foglie di vero smeraldo, acqua di zaffiro oltremare, terreno di diaspro rosso mattone e topazio giallo, penne e piume di rubino… Se Happy Brunette non fosse quell’onest’uomo che è potrebbe spacciarle per autentiche. Ma questo non sarebbe nel suo stile, e se lo facesse certo non starei qui a scrivere le sue avventure.

1 commento:

  1. caro Scudo ti leggo e mi chiedo se non sia possibile thrillerizzare i tuoi racconti esotici suggerendo, all'ormai mitico Happy Brunette(un giorno ci dirai l'origine del nome), di rollare una formella con glifi in nostratico, lingua franca ai tempi della civiltà Khambat, unendo così l'eccelsa perizia artistica a previ manufatti antidiluviani.
    nascerebbe, allora, un filone letterario fantartistico che tu potresti ben "sfruttare" e noi, golosamente leggere!

    p.s.
    scrivo queste sciocchezze in quanto lettore frustrato.
    come sai amo Cormac McCarthy e non riesco a trovare nessuno alla sua altezza.
    ora, per esempio, sto leggendo "Sospetto", di un certo Percival Everett, ambientato nel sudovest USA(come vorrei tornarci!).
    non male, ma non lo leggi d'un fiato.
    da qui la mia frustrazione e la speranza in un fantathriller antidiluviano...

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