giovedì 7 marzo 2013

Happy Brunette e le Pietre di Mashad




         Non ci si poteva aspettare che un tipo come Happy Brunette rimanesse insensibile al richiamo dei nomi poetici e musicali di città e villaggi che sorgono nei grandi deserti e piccole oasi che uniscono la Persia, l’Afghanistan ed il Pakistan fino all’India. Sicchè nei suoi viaggi si trovò a contatto con luoghi, situazioni, persone ed oggetti che molto di rado coloro che battono piste ben conosciute incontrano. Ad esempio, è stato uno dei pochissimi che hanno assistito alle prime “aste” che i signori della guerra afghani, veri capi clan medioevali, indicevano per scambiare i tesori secolari dissepolti dalle loro truppe con missili ed armi varie –che avrebbero loro consentito di appropriarsi di feudi e castelli così da crearsi il proprio personale staterello. Di questi tesori venuti alla luce all’improvviso facevano parte preziosi di incredibile valore, sia storico che artistico, pezzi da museo rarissimi se non unici, come l’agnellino in grandezza naturale, tutto d’oro tempestato di pietre dure –lapis, turchesi, rubini…
         Un giorno mentre conversava con un mercante nel bazaar di Mashhad nel nord della Persia, fra un chai e l’altro vennero alla luce due roulettatrici, una di lapislazzulo e l’altra di giada verde.. Sono delle rarissime pietre rotonde, come se fossero state affettate da un salame di giada o altro, dello spessore di un paio di centimetri,  con incise nella fascia esterna scene di varia natura. Solo i migliori maestri dell’arte riuscivano ad incidere quei minuziosissimi e ben dettagliati particolari dei bassorilievi che ornavano i durissimi quarzi e pietre semipreziose che venivano usati per la bisogna. Queste due erano pietre originali molto antiche, certamente più di duemila anni, e le incisioni erano ancora perfette. Una  rappresentava una scena di caccia, con cavalieri al galoppo che seguivano dei cani che inseguivano un cervo, il tutto con varie frecce in volo. Un foro al centro della pietra serviva  ad infilarvi un piccolo asse che, collegato ad un manico, rendeva possibile la rotazione continua della pietra. Un attrezzo molto simile alle roulettatrici usate secoli dopo dai doratori francesi. Facendo girare la pietra  come una ruota sopra formelle d’argilla, le scene incise rimanevano impresse e si ripetevano senza interruzioni. Happy Brunette era pieno di risorse e di idee: mise da parte fra i suoi tesori le due pietre e dopo averne cercate e trovate altre, una di quarzo rosa –durissimo da incidere- ed una di diaspro, decise di passare ad una nuova fase sperimentale, di cui vi dirò fra qualche giorno. 

1 commento:

  1. Col boccone in bocca ti rispondo, stakanovista d'un oriundo mitteleuropeo!

    Ma per raccontarti un'altra storia.
    Stamane esco per andare a P.Ercole. Una coppia di Roma vuol vedere la casa(in vendita).
    Piove e sul sentiero un colombino saltella senza saper volare.
    Lo prendo e lo porto nella voliera delle galline, con tanto di casetta, cesta con paglia e cibo(tanto quelle non la usano!)
    Ritorno da P.E. con le pive nel sacco(come mi succede da cinque anni).
    Corro alla voliera. E' salita al primo piano. E' in piedi e becchetta. Mi guarda. La guardo.
    Chissà...non sarà un falchetto, ma anche un bel piccioncino come amico...

    p.s.
    scusami con le rulettatrici ma ora corro dalle canine(le sento abbaiare bau bau)

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