sabato 28 gennaio 2012

Blink, la falchetta

Avevamo sempre pensato che un uccello rapace fosse aggressivo e severo, e che quello sguardo impassibile significasse una distanza immensa. Ma Blink ci ha fatto cambiare idea. Nina la trovò perterra, incapace di prendere il volo perché appena caduta dal nido. La raccolse e la portò a casa. Un pochino di carne tritata mescolata con dell’uovo, qualche briciolina di pane…chi sapeva nulla della dieta di un falchetto? Che fosse femmina non eravamo proprio sicuri, ma così ci sembrava.
Dopo una decina di giorni trascorsi in gabbia, da cui allungava la testina per mangiare dalle mani di Marina, le costruimmo una voliera piuttosto grande  con stanza annessa dove poteva sentirsi protetta. Svariati pali e stecchi le permettevano di saltellare qua e là, e di fare piccoli svolazzi che noi osservavamo inteneriti ed orgogliosi. Appena vedeva Marina con la polpetta le volava sulla mano, e dopo aver mangiato avviava una conversazione a base di strizzate d’occhio (donde il nome) e giramenti di testa. Se piegavi la testa di lato, Blink subito ti rispecchiava, e viceversa. Non si potevano trattare argomenti molto approfonditi, ma era sufficiente a volersi bene. Dopo un po’ di tempo, trepidanti, decidemmo che Blink –che nel frattempo avevamo scoperto essere una gheppia ed era diventata bella grande- era pronta a prendere il volo. Sulla mano di Marina, fuori dalla voliera, fu lanciata in alto sopra la vigna:  volerà? Cadrà come una pera? La ritroveremo?  Blink partì come un razzo verso il cielo infinito.
Poi tornò verso di noi, e fece numerose evoluzioni proprio lì davanti, sopra la vigna, per farci vedere com’era brava. Complimenti entusiastici da parte nostra. Altri arabeschi nell’aria e poi la sua specialità, quella che distingue il volo del gheppio dagli altri falchi: lo spirito santo, cioè il rimanere immobile in mezzo al nulla. Blink rimase libera intorno a casa, allargando il suo territorio di esplorazione e tenendosi quasi sempre in vista. Avevamo stabilito un appuntamento sopra una terrazza, due volte al giorno per darle da mangiare. Arrivava come una freccia dall’albero secco che aveva scelto come suo appoggio prediletto, a circa duecento metri da casa,  atterrava e saltellava fino da Marina, dalla cui mano si nutriva. Mai una beccata, mai un graffio. Per circa un mese continuammo ad averla come compagna volante, a volte in quella impossibile posizione immobile, anche per parecchio tempo. Un giorno Marina andò per darle la polpetta come al solito, Blink arrivò tutta trafelata e le volò vicinissima senza fermarsi a mangiare, girò, ritornò, fece tutti i suoi numeri. Poi sfrecciò in alto, lontano, sempre più lontano, e non la vedemmo più. Così salutano i falchi.

Nessun commento:

Posta un commento