venerdì 16 marzo 2012

Libri: Castaneda

C’era un libro, da ragazzini, dalla copertina dorata ed istoriata e dal titolo intrigante: I Grandi Iniziati, di Edouard Shurè. Penso che i suoi prediletti fossero il Cristo ed il Budda, ma ce n’erano certo molti altri fra cui mi par di ricordare Zoroastro.
    Tuttavia ciascuno è libero di scegliere i propri iniziati prediletti, perciò anch’io me ne scelgo uno, oltre al vecchio monaco Sakyamuni Budda che però lungi dall’essere un iniziato è invece un illuminato. Come dire, gli iniziati stanno sulla zattera e remano verso l’altra sponda sperando che essa esista e faticando per arrivarci. Gli illuminati sono giunti sull’altra sponda e della zattera fanno un bel falò per asciugarsi.
    Il mio iniziato prediletto è Carlos Castaneda, un antropologo ispano-americano la cui ventura lo portò a studiare per anni ed anni con un illuminato Messicano Yaqui, Don Juan.
La vita di Castaneda trascorse fra i deserti della Sonora (Mexico) e l’università di Los Angeles, ma per noi la parte più interessante è chiaramente la prima, quella che lo vede protagonista di un’avventura meravigliosa ed apparentemente impossibile.
    Si tratta di un’opera in sette od otto volumi, indipendenti uno dall’altro ma uniti dall’argomento –la presa di coscienza del fatto che esistono realtà parallele ed alternative a quella in cui quotidianamente viviamo, che sono raggiungibili e di cui si può fare esperienza diretta. Il come ciò avvenga è per l’appunto la complessa materia dell’opera. 
    L’apprendistato del nostro studente dura una quindicina d’anni, perché il processo necessario a destrutturare la sua (nostra) convinzione che il mondo sia proprio come lo percepiamo è lungo e difficile. Non vorrei togliervi la soddifazione di fare una vostra sintesi personale delle esperienze riferite dall’autore, perciò  mi limiterò a dire che secondo il suo insegnante noi umani (ma non solo) siamo costituiti da fasci di fibre luminose che riflettono gli immensi fasci di fibre dell’universo di cui facciamo parte. Le fibre dell’universo “esterno” che toccano il nostro involucro in un punto specifico –detto punto d’unione- si accendono, e quello è l’universo che percepiamo. La posizione del punto di unione (ovvero la specificità della nostra descrizione del mondo) è determinata da abitudini ed educazione che si formano prestissimo e che creano una specie di conchetta da cui è molto difficile farlo sloggiare. Quando il punto di unione, per cause come meditazioni, digiuni, cerimonie, malattia o intervento dell’insegnante, si sposta, tutta la nostra percezione del mondo cambia. In realtà veniamo a trovarci in un diverso universo, con nuove leggi e a volte nuovi personaggi. Inquietante, se si è privi di una guida.
    Il fascino e la liricità di certe situazioni, l’umorismo ed il magico potere che manifestano Don Juan ed i suoi colleghi stregoni, sono eccezionali. La profondità dell’insegnamento e la chiarezza di certe spiegazioni sono esemplari, e, pur essendo vero che si può facilmente dubitare della veridicità dei racconti, vien spontanea la domanda: mi arricchisce di più dubitare o cavalcare la storia con l’autore?

1 commento:

  1. caro Scudo, questo post su Castaneda certamente "tienen corazòn"!
    e mi sento di condividere appieno l'emozione che si rivela dal tuo scritto.
    allora eravamo giovani sì, ma anche baciati dalla fortuna di vivere quegli anni d'euforia postbellica e rock n'roll.
    mai potrò scordare quell'infinito primo bacio con Ketty, sulle note di "Love me tender", al NordEst di Lignano Sabbiadoro, fine anni cinquanta...
    anni propedeutici ai pirotecnici sessanta, dove ogni fantasia esistenziale, musicale, mistica e financo sessuale si disvelò!
    se Elvis ci svezzò, Revolver suonò la sveglia per chi voleva svegliarsi ma...appena svegli, ecco don Juan riportarci nel mondo dei sogni ad occhi aperti!
    un gran bel casino...!
    nell'86 non potei non farci visita. al deserto di Sonora, intendo, e son d'accordo con te Brujo della Montanina: la storia va cavalcata!
    (bentornato hombre)

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