Buongiorno. Eccomi riemerso dopo una lunga notte di silenzio informatico: per dodici giorni il mio server telecom mi ha lasciato a piedi e dopo innumerevoli lamentele, minacce ed argute argomentazioni ho infine deciso, insieme a moglie Marina, di utilizzare il satellite. Nuova antenna, nuovi cavi, nuove lucine led danzanti e soprattutto finalmente si può navigare, non dico col vento in poppa ma almeno galleggiando e procedendo ad una velocità che è appena la metà di quella promessa da contratto. Ecco un aspetto dell’italico vivere che faremmo bene a cambiare. Pare infatti che non solo ti promettano, per dire, un mega (e te lo facciano pagare), e che devi esser contento se te ne arriva mezzo: occorre anche tener conto della furbissima pratica per cui il gestore ti rallenta il flusso se tu insisti a navigare a lungo (linea flat, perciò è chiaro che vuoi poter navigare a lungo). Si vedrà.
Nel frattempo permettete che vi aggiorni sugli avvenimenti del territorio Montanino, perché pur essendo giusto nutrire le celluline cerebrali con informazioni libresche, non dobbiamo distrarci da considerazioni apparentemente più banali ma in realtà molto importanti, forse addirittura più importanti.
Per esempio, una delle mie amate galline, indifferente all’esistenza di Dickens e Thackeray, è andata in cova. Subito approfittando dello stato ipnotico in cui si trova, le ho infilato sotto altre dieci uova, così che adesso ne ha quindici da sorvegliare. All’inizio ne lasciava fuori una o due, ma poi è riuscita ad assumere un forma bidimensionale, diventando una specie di pizza piatta e larghissima da cui sporge un po’ eccentrica la testolina. Siccome è inopportuno disturbarla mentre cova, anche perché dà certe beccate assai dolorose, è bene limitare le visite e mantenere le conversazioni sobrie e sintetiche. Io dico “co co co” quando le porto un po’ di pappa o qualche insalatina o l’acqua, in parte per rassicurarla ed in parte per educare i pulcini in formazione dentro l’uovo. Bisogna anche tener fuori dai piedi le sue sorelle che sono curiose e pettegole e vorrebbero entrare nella nursery non si sa a far cosa. Solidarietà, immagino.
Dopo ventun giorni in genere si schiudono le uova, si sente un pigolìo sommesso e poi ecco spuntare dalla foresta di penne e piume materne una minuscola testina pigolante ed umidiccia. Da quel momento in poi, avendo cura di togliere i gusci rotti, c’è un via vai continuo da sotto la chioccia a fuori dalla chioccia ed intorno, sopra e dappertutto. Mancano ancora una decina di giorni alla schiusa delle uova, vi saprò dire.
Tempo di potature –vigna, frutti, olivi, rose e giardino. -, di lavorazioni piccole e grandi, di impianto dell’orto, di taglio di un po’ di legna per l’inverno prossimo. Occorre anche pensare –e meglio ancora spennellare- alla pasta da tronchi: calce idrata, litotamnio, propoli, rame, zolfo, mycosin o altro fungicida. Sciolto il malloppo in acqua sufficiente a rendere la poltiglia spennellabile eccoci pronti a dipingere i tronchi ed i primi rami della sostanza bianchiccia e disinfettante. Ottimo contro i parassiti che son già pronti ad uscire dalle loro uova per i primi attacchi, salvo ritrovarsi intonacati.
Ma basta con i lavori: oggi è domenica ed andiamo a visitare Sant’Antimo, e ad ascoltare i monaci che cantano il gregoriano. A più tardi.
la prima parte di Covatrix me la farò tradurre da homo informaticus Massimo da Bolsena. e così capirò!
RispondiEliminaquella mediana la comprendo da solo.
sollevato, tuttavia, dal non dover più cercare le varie cove dentro i cespugli, avendo applicato, complice l'inverno, un ferreo controllo delle nascite polline. come?
eliminando i maschi!
la terza, grazie Scudo, torna molto utile per iniziare da quest'anno il trattamento da te consigliato, dopo anni di laissez faire...
ma la chiusa mi lascia basito!
non sapevo del gregoriano cantato dai monaci di Sant'Antimo.
che poi non è lontano da qui.
perfetto per una sgambata in moto.
(ma anche tu, cribbio, un colpo di telefono satellitare, no?!)