domenica 19 gennaio 2014

Orfeo 9 rivisitato


         Sorpresa, sorpresa. Ieri sera è venuto un simpatico storiografo musicale per aver notizie di prima mano su un evento cui partecipai nel lontano 1970: l’opera rock “Orfeo 9”, di Tito Schipa jr.
E’ stato interessante ricostruire le vicende e gli aneddoti dell’epoca, e scoprire come alcuni dei personaggi coinvolti mi siano completamente sfuggiti dalla memoria –ho scoperto di non essere l’unico con questa sindrome- mentre altri ancora brillano nel firmamento delle glorie.
“Orfeo 9” fu, nel mondo, la prima opera rock andata in scena in teatro: e pare che questo fatto (che ignoravo) sia asseverato anche da fonti americane. In effetti il musical “Hair”, appena precedente, era per l’appunto un musical, non un’opera. E “Tommy” degli Who era sì un’opera rock, ma non rappresentata in teatro.
         Tito ebbe il merito, oltre naturalmente ad essere l’autore e compositore ed immagino anche l’ideatore del lavoro, di scovare una trentina di talenti di varie origini nell’allora allegro e vivace quartiere di Trastevere a Roma, nelle cui piazzette e vicolini fervevano numerose attività artistiche –musica, poesia, pittura…-. Una volta che ebbe riunito la truppa di talentuosi ed indisciplinati personaggi, si trovò a doverli trasformare in una efficiente ed intonata macchina da spettacolo: impresa in cui fu aiutato da Bill il pianista ed altri, ed anche dall’entusiasmo che ci univa tutti per l’occasione che ci veniva offerta.
         Come si può ben immaginare durante i tre mesi di prove che preludevano all’andata in scena successe di tutto, ma episodi e dettagli saranno certamente descritti nel DVD che verrà pubblicato fra un po’, per cui rimando gli interessati a quel documento.  Una scoperta interessante è che l’LP in vinile dell’Orfeo 9 è stato ripubblicato ininterrottamente, senza mai uscire dal catalogo Decca (credo) fino ad oggi, collezionando una dozzina di edizioni. Insomma, un classico.
         Ebbene, dovete sapere che la scena d’apertura, quando cioè il sipario si apriva a scoprire il retrostante palcoscenico, era completamente buia. Nero totale. Il mio compito, o la mia parte come si dice in gergo, consisteva nel percorrere rapidamente ed alla cieca il tratto di palcoscenico che dalle quinte mi avrebbe portato in proscenio, cioè proprio davanti ed al centro della scena, di fronte alla platea. Il teatro era il Sistina di Roma, dotato di una platea di circa duemila persone: una marea immersa nel buio in attesa delle successive meraviglie. Lo sapevamo perché ogni tanto, infrangendo ogni regola teatrale, qualcuno aveva sbirciato di fra le tende del sipario per vedere se la sala si riempiva. L’ambiente dello spettacolo, quello teatrale in particolar modo, è alquanto superstizioso, e ci sono mille piccole cose cui bisogna prestare attenzione ed altre mille da evitare. Frasi da evitare, colori da escludere…piccole complicazioni che si aggiungono al già ricco labirinto di problemi e difficoltà che inevitabilmente si incontrano ad ogni piè sospinto. Sbirciare in sala è un peccato veniale che viene commesso quasi ogni volta.
         Appena partivano le prime note dovevo cominciare a cantare “Voglio la luce”, un’invocazione agli dei ed alle dee affinchè facessero sorgere il sole su quella landa finora oscura e misteriosa. Far sorgere il sole era compito dei Fever Light, un gruppo di tre svizzeri che da una postazione sopraelevata al centro della platea proiettavano meravigliose illuminazioni sugli sfondi alle nostre spalle. E’ bene ricordare che non esistevano ancora i computers e perciò ogni effetto speciale –ed i Fever Light erano pieni di effetti superspeciali- doveva essere prodotto manualmente, proiettando mediante tre possenti lavagne luminose forme e colori mai visti prima che danzavano a ritmo delle musiche, altro dettaglio finora sconosciuto.
         Via via che il canto si sviluppava, alle mie spalle il cielo si schiariva e pian piano il sole sorgeva. A quel punto –e lo si sente benissimo nella casereccia registrazione originale- partiva l’applauso della platea: il primo dello spettacolo, quello che “apriva” il pubblico.
         Posso perciò dire a buon diritto –cosa che ignoravo fino a ieri sera- che sono stato io a strappare il primo applauso del pubblico alla Prima rappresentazione della prima opera rock mai rappresentata in teatro al mondo.

2 commenti:

  1. e io ti ho visto!
    mi son fiondato in rete dove c'è il sito ufficiale di Orfeo 9 e eccoti...imberbe!
    ma l'ho visto solo ora ma ora sono di corsa. cena a casa d'amici. poi torno e mi guardo tutto!
    'azzo, hai aperto l'epopea dell'opera rock al mondo. come dire nel sistema solare!
    poi ne parliamo...

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  2. yeah!!! grande!!!! ma io esistevo già??? ora vado a cercare in rete di vederti!
    Sue

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