sabato 19 ottobre 2013

Petunia e Rubirosa 2


           Petunia e Rubirosa erano adolescenti, ma prima o dopo avrebbero dovuto affrontare il loro destino di mamme. Quando venne il momento, fu compito mio fare da paraninfo e procurare loro un maschio. Non so se siete avvezzi alle pratiche campagnole, ma questo è un affare serio. Anche con altri maschi dell’universo animale le  cose sono un po’ complicate, ma con il verro si sfiora la tragicommedia. Il verro in questione abitava a qualche chilometro da casa nostra, ed era governato da una vecchina piccolissima, vestita di nero e con una bandanna nera in testa. Il mostro viveva chiuso da tempo immemorabile nella sua stalletta puzzolente e semibuia. Da notare che il maiale è in realtà un animale molto pulito, fa i suoi bisogni sempre nello stesso angolino, e si rotola nel fango per evitare i morsi degli insetti, per il fresco e per proteggersi dal sole.  Entrai al seguito della vecchina. Ora, voi potrete pensare che io esageri, ma giuro che quello che segue è vero. Il verro era lungo quasi tre metri, alto circa un metro e mezzo al garrese, con una testa infernale dotata di zanne curve e gialle ed un grugno lungo almeno sessanta centimetri, con circa venti centimetri di diametro. Non sto scherzando. L’occhio ornato di ciglia ricurve ma per nulla affascinanti ti guatava come per dire “mi sembri una tortorella, vieni più vicino che ci conosciamo meglio”. Il sedere peloso del mostro era immenso, i prosciutti setolosi ed incrostati cercavano di spingermi contro la parete, penso per trasformarmi in hamburger. Gli davo inutili cazzotti tremendi per spostarlo mentre la vecchina, anche lei nell’arena, lo pizzicava con una bacchetta che sembrava fatta apposta per irritarlo. Ogni tanto lo colpiva, con rispetto, sulle palle, che erano il suo unico capitale, ed a quanto pareva anche l’unico punto sensibile della sua carcassa.
         Insomma, portiamo dentro Petunia –che a me era finora sembrata grande e grossa visto che pesava centocinquanta chili- la quale, visto il promesso sposo, mi guarda con occhio titubante come per dire “Ma sei proprio sicuro? Sarà un buon papà?”.  Non ho il coraggio di dirle la verità. Cerco di controllare le mie forme-pensiero.  La vecchina afferra un bastone, il verro si agita alla vista della pulzella che viene introdotta nell’immonda stalla. Non sembra per nulla un’invitante alcova nuziale ed io comincio a sentirmi sconfortato:  Petunia se ne accorge, ma si fida di me. Infiliamo il bastone sotto la massa immensa del porco, per tenerlo sollevato. Mi vien da ridere: sono almeno trecentocinquanta chili di bestia che dobbiamo sollevare per impedire che il verro appiattisca Petunia. Inoltre, la vecchina deve aiutare il verro a penetrare Petunia, che è vergine. Petunia è piatta a terra sotto il mostro, la vecchina fallisce miseramente la manovra, il verro irritatissimo si agita e vuole il suo hamburger. Lo cazzotto a tutta forza, e lui si sposta: che si mangi la vecchina, se proprio vuole, ma che liberi la mia Petunia. Il verro prova a girarsi ed approfittando di quell’attimo di distrazione io e Petunia riusciamo a fuggire. Saliamo sul motocoltivatore. Rubirosa ci sta aspettando, nervosa ed impaziente: ma subito si rallegra quando Petunia le si mette vicino e comincia a raccontarle l’avventura da cui è appena uscita indenne. Metto in moto, andiamo a casa.

1 commento:

  1. butto un occhio alle scrofe...ma non ce la faccio.
    settimana intensa. traslochi ininterrotti. dove far recapitare posta? come far si che un ricovero attrezzi diventi, con un tocco di magia, civile abitazione?
    residenza? domicilio?
    l'ho sempre detto: era mejo la barca!

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