lunedì 15 ottobre 2012

Prode Anselmo


         Lavori mattutini: follare il vino ed aprire i polli. Stare attenti a non follare i polli ed aprire invece il vino.
         Tempo di raccolte, oltre che di preparazione dell’orto invernale. Eccomi dunque arrampicato a cogliere le pesche dall’albero, belle gialle e buonissime, e dopo averle trasportate a casa in quattro cesti pesanti e profumati, son qui a sortirle per isolare quelle toccate da uccelli, bacarozzi ed altri aggressori e dunque soggette a rapido decadimento separandole da quelle intatte e perfette. Scelgo una ventina delle migliori e provo a farle bollire per due minuti per poi raffreddarle sotto l’acqua fredda: questo trattamento dovrebbe rendere più facile la sbucciatura, ma sappiate che non è proprio vero, o almeno non funziona con le pesche di quest’albero. Perciò me le sbuccio a mano con santa pazienza, le taglio a spicchioni e le infilo in tre bei vasi versandovi sopra il giulebbe di acqua bollente e zucchero, un litro per quattrocento grammi: ecco fatto, un po’ di pesche sciroppate per rallegrare le future  serate invernali. Poi vanne sterilizzate, ovvio: mezz’ora a bollire e poi etichettare e riporre in dispensa.
         Le pesche che hanno già subìto aggressioni vanno scattivate delle parti toccate, poi sbucciate e fatte a pezzetti e fatte cuocere in un pentolone, girando spesso perché tendono ad attaccarsi al fondo senza pietà. Dopo qualche ora di cottura con lo zucchero aggiunto quando sono già a metà della preparazione posso finalmente trasferirle nei vasetti, chiudere e sterilizzare. Sono intento ad assicurarmi che bollendo i vasetti non si scontrino fra di loro correndo il rischio di rompersi (si infilano stracci vari come ammortizzatori) quando improvvisamente sento un gran fracasso in vigna: galline che starnazzano, il gallo Penna Bianca che grida stridulo… Corro fuori, mi precipito nel recinto della vigna dove i polli qualche tempo prima razzolavano felici mentre raccoglievo le pesche e vedo Penna Bianca, che è bello grosso, all’inseguimento forsennato di una volpe rossa che in bocca ha uno dei polletti giovani: l’ha inseguita per una ventina di metri gridando e beccandola e costringendola ad una vergognosa ritirata. Anch’io caccio un urlo, ma la volpe continua ad allontanarsi senza mollare la preda, pur ostacolata dal niveo gallo. Tiro un sasso che cade vicinissimo al tafferuglio, e la volpe molla il pollo e fugge scavalcando la rete. Sulla destra vedo un secondo polletto che si trascina, palesemente ferito. Sulla sinistra vedo una seconda volpe, un po’più piccola della prima, che prende anche lei la via della fuga. Due volpi in pieno giorno, mai successo prima.
         Un paio di mattine fa stavo guidando tranquillo quando una volpe è uscita dai cespugli e si è fermata in mezzo alla strada, senza alcuna paura e senza dar segno di volersi spostare. E’ una cosa che non succede mai: tutti gli animali, a meno d’essere abbagliati di notte, schizzano come fulmini via dalla strada appena arriva una macchina. Ho rallentato, l’ho guardata ben bene e pian piano se ne è andata, ma con grande flemma. Mi stava allertando, ma io ero troppo scemo per capire e far tesoro del segnale.
         Be’, ho fatto rientrare i polli e li ho contati: quattro giovani vittime. Due se li erano già portati via, e due li han dovuti lasciare sul terreno grazie a Penna Bianca ed al mio intervento. Questi ultimi due verranno infornati questa sera, alla faccia della volpe, con contorno di patatine novelle.
         Gallo Penna Bianca si è conquistato una medaglia ed un nuovo nome: Prode Anselmo.

1 commento:

  1. grande tempra, dimostri, Prode Scudo!
    forse t'aiuta l'esser lassù sopra le nubi, nella tua casa di pietra antica, circondato da comuni intenti e tanta pace interiore. forse.
    o forse, saggio samana, lo consideri il male minore tra i maggiori mali del mondo. chissà.
    oppure, apprendista stregone, è questa la strada che devi percorrere per poterti librare un dì sopra Valuberti e planare direttamente alla coop di Castiglion, fingendo necessità alimentari...
    fatto sta, che solo ora dopo più di trent'anni apprendo che l'allora ingrato compito di rompere e rigirare la crosta nel tino, si chiama follare, né mai seppi della rapida bollitura delle pesche per meglio sbucciarle!

    così rifletto e penso che forse scelgo e scelsi di vivere in campagna grazie alla sua scarsa percentuale di abitanti per kilometro quadro.
    ed amo ancor di più navigare nel vasto pelago, per la stessa ragione. così com'è, del resto, la pratica del motociclismo off road.
    insomma, poco c'azzecco con salse e follature, come frequento poco lo Zen e l'arte della "manutenzione" della motocicletta, né mai affrontai la "rotta logica" per Cape Horn ma so, per certo, che questi e non altri sono gli ambiti fisici e mentali nei quali mi sento in pace e talvolta, proprio bene.

    in quanto alle volpi, te le invidio!
    i miei pennuti mugellesi, caduta la funzione anti vipera per Winston, stan seguendo i dettami biblici: andate e moltiplicatevi!
    io, fedele agnostico, pur mosso da umana pietas, favorii l'apertura del cancelletto, onde agevolare le scorribande notturne del furbo canidae. nisba!
    dopo il primo anno di ecatombe di tacchini e graziose cocincine nane, più niente!
    che debbo fare se non sperare di rifilarle a qualche amico infestato da vulpes vulpes?!

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