martedì 7 agosto 2012

Ipad ed altre considerazioni



          New entry nel parco utili gadgets: Ipad, un vero must. Occorre superare un discreto numero di difficoltà ed ostacoli per farsi accettare dalla macchina e dai suoi burocratici gestori, ma alla fine l’informatica di casa ce l’ha fatta.
         E’ carino riscoprire di tanto in tanto qualcuna delle trappole che il sistema italico appronta per meglio fregare il pubblico: a quanto pare i vari gestori si son messi d’accordo –tranne G-mail- per boicottare Apple rendendo impossibile o quasi spedire la posta dall’Ipad. Si può ricevere, ma è difficile spedire. Capisco che chi governa sia imbarazzato dall’orrendo labirinto burocratico-amministrativo, da cui è noto essere impossibile trarre i piedi: ricordo mio padre che scuotendo il capo insisteva: “L’Italia non può esser governata. Ci hanno provato per secoli, ma chi la gestisce davvero sono le cosche, le famiglie, le lobbies. Se dessimo ufficialmente alle cosche il potere di governare, almeno sarebbero responsabili.”  Non posso dargli completamente torto: visto che ci costano cifre immense, almeno cerchiamo di averne qualcosa in cambio. In fondo dimostrano –le cosche, intendo- di avere un’ottima organizzazione e di essere in grado di governare un’impresa assai complessa come quella del crimine e di fare grandi guadagni internazionali. Perché non utilizzare queste risorse? Non ne vorremo mica fare una questione etica, vero? Son proprio le leggi che consentono ai cattivi di insinuarsi nel tessuto sociale onde divorarne pezzi dall’interno, e guarda caso quelle leggi vengono approvate da parlamenti che in buona parte sono infiltrati e guidati dai cattivi stessi.  Ve la ricordate l’Apologia di Socrate? Socrate disse che siccome doveva la sua stessa nascita alle leggi, era pronto ad obbedire alle leggi anche quando queste lo avessero condannato a morte –cosa che puntualmente accadde.
          E i nostri Soloni? Siedono lì, senza un’idea, senza un qualsivoglia senso dello stato, ignorando congiuntivi e ficcandosi le dita nel naso, sghignazzando alla faccia di un popolo che non può scegliere i propri rappresentanti, arrogantemente nientificando i referenda popolari, visto che la volontà del popolo, che paga i loro stipendi d’oro, nella loro visione del mondo, non conta nulla. L’importante è esautorare la fonte del potere non appena questo sia stato distribuito: mi hai votato? Bene, hai fatto il tuo dovere, adesso torna a dormire e lasciami lavorare che devo sistemare un sacco di clienti. Soprattutto non rompermi le scatole con i tuoi inutili referenda ed altre forme di dissenso, perché tanto nessuno ti ascolta, e poi
anche se hai ragione, chi se ne frega?  Ed hanno ragione, mi dispiace dirlo, perché a quanto pare non siamo capaci di combattere la malattia che ci ucciderà. Sopravvivranno i più adatti, cioè i più spudorati predatori.
         Qual è la genesi di tutto ciò? Proviamo a vederne un barlume. 
Il bambino getta la cartina perterra. La mamma non dice nulla, magari butta in terra le cartine anche lei. “Amore, amore, attento all’autobus!” ”Amore amore, hai preso il berrettino?”  "Amore, ma la vuoi smettere prima che ti arrivi uno schiaffone?" Ecco che la mamma è riuscita a svuotare la parola ‘amore’ di ogni significato delicato e profondo col semplice riempirla di connessioni irrilevanti. Siccome non disponiamo di milioni di parole dal significato potenzialmente profondo, quando una di esse viene sovraccaricata, inquinata, manipolata, la perdita è grande e si riflette su tutto il nostro comportamento. Dovremo combattere duramente, in seguito, per riappropriarcene.  Pensiamo a parole come ‘libertà’ o frasi come ‘amore per la libertà’: il bambino ormai cresciutello già non sa più cosa significhi ‘amore’, perché glielo hanno rifilato in tutte le salse, perfino in forme del tipo “amore, ma sei proprio cretino!”  Quanto alla parte ‘libertà’, ecco una delle parole più cariche di significati simbolici del nostro vocabolario:  il giovane dovrà darsi parecchio da fare per stabilirne il proprio significato. Bene, il bambino pian piano vede che la parola chiave del mondo in cui vive è ‘profitto’. Altre cose desiderabili, come fare soldi, avere potere, esser famoso ecc. sono tutte dipendenti da quel primo motore: il profitto. Ma se tiriamo un pochino il filo della matassa vediamo subito che dal termine ‘profitto’ deriva con grande naturalezza il verbo ‘approfittare’, che come sappiamo odora di sopraffazione ed altri puzzosi significati. Dunque il motore che fornisce motivazioni a gran parte delle nostre scelte ed azioni è fonte di fetore sociale, di malversazioni e corruzione. Ed ha funzionato per millenni, al punto che sorge il dubbio che forse si tratta di una componente fondamentale della natura umana.  Spero ancora di no, ma temo di sì.
Il mio vecchio padre pensava che l’umanità fosse cattiva: mia madre pensava che l’umanità fosse stupida. Ho qualche difficoltà a scegliere.

1 commento:

  1. voto tua madre!
    credo siano d'accordo pure i nostri "padrini" che vivono a Sirio B...
    quel dì ci avvisarono: o vi date 'na svegliata o nel 2012 v'insegneremo noi l'educazione!

    ...spero solo che aspettino fino al due settembre...
    (ora parto davvero. on the road...)

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