mercoledì 4 aprile 2012

Libri: The beat generation

Una fondamentale fonte di ispirazione per noialtri allora giovani esploratori dello spirito e di solito incompresi ricercatori delle vie dell’evoluzione personale fu la fulminante e dirompente poetica della beat generation, la generazione di scrittori che pur evolvendosi dagli immediati predecessori (Hemingway, Dos Passos, Scott Fitzgerald… quelli detti ‘the lost generation’ e naturalmente Steinbeck, Faulkner e altri) se ne distaccò in un coraggioso ed inaspettato volo verso le infinite autostrade ed i labirinti urbani dell’America del dopoguerra. Erano a loro volta ispirati dalle epopee vissute dagli hobos, cioè quei vagabondi che clandestinamente attraversavano il continente da costa a costa abbordando treni merci e sostando ai lati delle ferrovie,  ed avendo come colonna sonora delle loro avventure le ballate di Woody Guthrie, Cisco Huston, Leadbelly, inseguivano le tracce ed i sentieri delle loro anime inquiete ed estreme.
Sto naturalmente parlando di Jack Kerouac (On the Road, The Dharma Bums, Big Sur), il cui primo libro, On the Road per l’appunto, tracciò un’indelebile segnale indicatore nelle nostre vite, e tolse di sotto i nostri piedi il comodo tappeto famigliare che altrimenti ci avrebbe trasportati, sonnolenti e semisoddisfatti, verso un’esistenza noiosamente sicura, o forse dovrei dire sicuramente noiosa.
Kerouac ed i suoi amici (Allen Ginsberg, Ferlinghetti, Gregory Corso…) furono parti costituenti di quel cardine che permise alla coscienza planetaria di accorgersi che un nuovo modo di interpretare l’esistenza si era ormai manifestato, e che una nuova aria spirava ormai sul mondo. Siccome si trattava di una vera rivoluzione, come tale incontrò resistenze a non finire: ma se gli accademici remavano contro, i grandi successi editoriali e quindi economici fornirono un ottimo terreno di crescita alla rivoluzione psichedelica. La vera radice della vastissima diffusione del nuovo modo di affrontare l’esistenza non era però nei successi e nei quattrini: era nella meravigliosa naturalità con cui la crisalide si trasforma in farfalla.
Come nella musica fu Bob Dylan colui che aiutò a tradurre i decenni di elaborazione della musica popolare (dai gospels dei campi di cotone al blues al rock e folk) in un format da cui trassero origine ed ispirazione molti dei grandi gruppi rock, uno fra tutti: i Rolling Stones (che scelsero il nome in omaggio al grande apripista), così furono i poeti beat del momento a rompere con un passato letterario fondamentalmente ottocentesco ed a produrre meraviglie come “Howl”, o quella stranissima poesia a forma di bomba di Corso. E, soprattutto, “Sulla strada”: un libro che ti fa ridere e piangere e che ti spinge a muoverti, ad osare fino alla temerarietà. Come diceva Kerouac, “Non è importante dove si va: quello che importa è andare.”

1 commento:

  1. penso di avere una sintonia empatica nella dimensione sub-atomica col commento parallelo del post oscuro

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